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53-Un GRAZIE particolare ad un destinatario particolare
Questa elucubrazione notturna è’ un pensiero per la ritirata o così detto gabinetto o toilette o w.c. o latrina. Anni fa lessi della risposta alla domanda , posta ad un Nobel per la matematica o fisica, cui chiedevano quale fosse stata la maggiore soddisfazione, sperimentata nella sua vita. E lui rispose da “Nobel”, uomo intelligente, che ha capito tutto : il fatto di andare in bagno, alla bisogna e di non avere nessun problema a riguardo. Tra il molto serio e il faceto, mi sovvengono ricordi di persone care, costrette al letto ed ai pannoloni, che infermiere, per quanto scrupolose e anche appassionate della professione, erano costrette a cambiare con atteggiamento non certo, di gradimento, che traspariva comunque, nonostante provassero a nasconderlo. L’allettato un così detto ex “Don Giovanni”, ex gradito alle donne, come doveva sentirsi? Avrebbe mai avuto il coraggio, da esperto quale era, di tentare la battuta con l’infermiera carina , che lo stava cambiando? Oppure il collega, che si pisciava addosso ed era argomento di conversazione tra colleghi e soprattutto bidelli, che dovevano provvedere. Non aveva una bella scelta: la commiserazione o lo scherno. Le latrine degli antichi Romani erano in comune e da quanto ho letto, si lasciavano andare a lunghe conversazioni di politica, donne, sport e quant’altro. Anni fa pubblicai su Face Book un mio water, abbellito da una corona regale, come pagina principale del profilo. Lo eliminai appena avuto sentore della rapida pubblicità conseguente, con domande incuriosite a riguardo. Ancora anni fa un amico Inglese, dalla porta socchiusa del bagno, seduto sul w.c. mi chiese se credevo in Dio. All’ ispirato forse dalla posizione ma soprattutto dalla soddisfazione risposi che quello non mi sembrava né il momento né il luogo adatto. Ma chi aveva ragione? Questo post è dedicato al mio w.c. personale e personalizzato con una corona regale ed anche una regina, che funge da assistente amorevole ed anche entusiasta, e non da infermiera, costretta alle sue mansioni. I miei parenti lo sanno. Dovessi un giorno essere detronizzato, condannatemi a morte, come spetta ad un re, degno del nome. Il mio Pater Noster mattutino consiste sempre nell’orinare. La preghiera è muta , inconscia con parole a me sconosciute.E’ l’equivalente di “Grazie, Padre Eterno o Chiunque tu sei, se esisti, per permettermi di affrontare un altro giorno, libero già da questa zavorra impellente.” Fossi bravo come il Leopardi dedicherei una ode alla ritirata con un “Sempre caro mi fu questo cesso, che tanta parte dell’orizzonte, esclude.” Ma non esistono componimenti a riguardo o la mia è semplice ignoranza e mi piacerebbe, per una volta, essere primo in qualcosa e dedicargliene uno. Penso che se lo merita, non fosse altro per il ricordo della nostalgia struggente, da lui provocata, quando nella città affollata il bisogno diventa impellente o quando, il mammifero selvaggio dentro di me, si lascia andare nel pieno del bosco o nel mare senza confini ed in quel caso la mia segreta e sterminata ritirata diventa semplicemente poesia, cui bisogna dedicare qualche verso.
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52-La vita come una scacchiera
La vita come una scacchiera
Sono mesi che mi confronto con il computer, alla ricerca della mossa migliore sulla scacchiera virtuale dello schermo. Ho raggiunto un certo livello, diciamo sufficiente, ma sono incapace di migliorarlo. La media è sempre la stessa come le mie potenzialità naturali. Sono contento, quando vado appena oltre, per sentirmi poi deluso, quando subito dopo retrocedo. La sfida tra le capacità della mia mente e quelle del computer mi appaga e mi rasserena. Come la matematica, con i suoi risultati indiscutibili, è esente da interminabili discussioni, che si tengono in altri campi, il computer con la sua di soluzione mi zittisce all’istante. Incuriosito metto alla prova quanto da me escogitato, male, e quanto, invece, da lui eseguito ed è sempre una ulteriore, piccola esperienza che mi arricchisce. Ha sempre ragione lui. Si chiude il gioco, termina la sfida virtuale con la vittoria indiscussa del migliore: il computer e ricomincia quella con la vita di ogni giorno, ma non è per niente la stessa cosa. Chi ha ragione nel talk show di turno alla TV? Italo Bocchino del Centro destra o Luigi Bersani? Sembra più una questione di dialettica migliore, ma solo per Partito preso, mirata a venderti il ghiacciolo anche se abiti in Siberia, più che a fare gli interessi della comunità. Confuso, scelgo a naso, per simpatia ma più per indolenza che convinzione e mi ricordo delle sfide a scacchi, in cui solo rarissime volte ci indovino se seguo l’istinto o la simpatia. Per caso non è che forse bisogna fare comunella gli uni con gli altri e non è possibile la divisione manicheistica tra buoni e cattivi, tutti da una parte o dall’altra. E’ puerile e non porta da nessuna parte. Invidio, ma non ammiro la sicurezza e certezza di tanti personaggi quanto espongono le loro tesi,” al di là di ogni ragionevole dubbio”. Invece, in me il dubbio regna sovrano e sparisce solo al confronto con la scacchiera.Nella vita di ogni giorno non ho chi mi suggerisce la mossa migliore e forse neppure mi piacerebbe averlo.Detesto la perfezione.
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51- Un vaffa!A cosa?
Questo è il marchio di una birra, in lattina rossa, che ho notato per caso all’ EATALY di Trieste E’ un locale a due piani, in cui ci sono disponibili ristoranti e reparti, dediti alla vendita di specialità gastronomiche di tutta Italia. Il gesto non mi è mai piaciuto, anche perché non mi risulta Italiano e lo trovo molto volgare. Neppure, l’ho mai usato per esprimere il mio disappunto a qualcuno. Ma l’ho copiato lungo il recinto del giardino di casa, perché mi ha ispirato l’insieme. E’ il segno della nostra impotenza,espressa da parole o segni scaramantici, come le corna, del tutto inutili ed ininfluenti o della speranza che ci sono altri simili a noi?La risposta è ovvia.Accetto suggerimenti per altri destinatari.
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50 -PRIMAVERA
Dovessi scegliere il mio giorno preferito di tutto un anno, sceglierei senz’altro quello ufficiale dell’inizio della Primavera. Qualcuno se ne accorge a stento, strapreso da impegni di lavoro. Pochi lo festeggiano e passa inosservato. Forse per questo mi diventa più intimo , personalizzato e segreto. C’è insita la promessa di un tempo migliore che permette nuovi amori e vita rinnovata, insieme alla speranza del meglio, anche se l’esperienza ti ricorda che non mancheranno altre giornate di freddo o gelo , del tutto inattese. Non fa niente. E’, comunque, Primavera. Non ha bisogno di poesie o elaborate composizioni scritte. Ad una sensazione muta, non puoi dare nessuna voce.
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49-A proposito di violenza femminile
Un mio murale, sbiadito dal tempo.
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48-L’arte dell’incontro
La vita è l’arte dell’incontro.
Con il senno del poi, ti ronzano per la mente tanti se, al congiuntivo, accompagnati da supposizioni ancora più suggestive e più numerose al condizionale.Fossi nato donna,frutto di un diverso incontro, sarei stata una trasgressiva o timida o sfrontata o rinchiusa in qualche monastero o.o. Se non mi fossi accasato, avrei vissuto ancora più da nomade, in qualche camper e mi sarei senz’altro appostato vicino al mare. Ma forse non sarei stato ancora in buona salute, protetta dai pranzi regolari, dal benessere economico e forse però non sarei stato condizionato dalle responsabilità acquisite, senza volerlo. Di certo quando affittuario di un minuscolo e grazioso appartamento mi concedevo la libertà di tamponare la tapparella, che non chiudeva bene, con lo spago, di ricevere chi e quando, come decidevo io, con la spensieratezza incondizionata, di chi non aveva niente da perdere, anzi da guadagnare, perché quantunque il nuovo luogo cui sarei andato incontro, non fosse stato di gradimento, aveva già una prerogativa tutta sua: il fascino dell’ignoto, della promessa di nuovi ambienti, amici, aria, fiori,odori.Se l’erba del giardino cresceva o la caldaia del riscaldamento andava in tilt, non me ne poteva importare di meno.Tutto spettava al proprietario.La valigia era sempre pronta, appena partiva l’invito, che più strambo era, meglio era.Mi vedo adesso,con un alloggio ottimale, ma se la tapparella non funziona mi tocca sostituirla, rimediare subito se il riscaldamento non va, pagare le tasse,macinare chilometri con il tagliaerba, pure se non ne ho voglia. Sloggiare, vendere, trasferirmi non hanno più la leggerezza senza paragoni di una volta. Perchè questa riflessione? Ci sono arrivato, in quanto penso che ognuno di noi si è modellato in base agli incontri, fatti nella vita di ciascuno, a cominciare,innanzi tutto, dal luogo di nascita e dagli stessi genitori. Evidente che avessi avuto l’attuale Re Britannico Carlo III come fratello, a causa di un immaginario, ipotetico scambio di persona alla nascita, avrei avuto sembianze simili, a quelle che mi ritrovo, ma irriconoscibile per tutto il resto. E giungo al dunque del punto finale. Ricordo che quando scrivevo alla morosa ricorrevo a biglietti di treno, ricevute o quant’altro con una storia, una esperienza, ma destinato alle immondizie. Quella spazzatura mancata acquistava valore, perché portava traccia del pensiero particolare in quel momento anch’esso particolare ed aveva fatto l’incontro giusto. Chi sa quanti umani, uomini , donne , sono rimasti nell’ombra, perché non hanno avuto la stessa chance? Incontrare il giusto insegnante, marito, moglie, sacerdote,avvocato….. La scatola, destinata alla raccolta “carta”, ha incontrato me, che vi ha dipinto sopra due bambini , uno di tre e l’altro di 7 anni, con i nomi e l’anno: 2023.Ho detto alla madre mentre mi ringraziava, di tenerla da conto, perché gli anni passano in velocità e presto i due avrebbero avuto la stessa altezza e quella non sarebbe più stata una inutile scatola da buttare via ma un ricordo, prezioso,di valore unico, come l’attimo appena passato, che non ritornerà mai più indietro.Mi affascina dare dignità e valore alla qualsiasi superfice pitturabile, quanto più sporca o ignorata, come un Re Mida che trasforma in oro, quello che tocca,con un disegno o scritta.Anche la carta igienica mi ispirava ma qualcuno mi ha preceduto,stampandovi sopra le effigi di qualche politico.E se anche lo straccio rimane comunque tale,nell’altrui opinione, deriso insieme all’autore, che voleva trasformarlo,non è comunque più quello di prima, impregnato di una identità,la mia, che non lo rinnega. Tutti gli altri sprofondano nel buco nero dell’indifferenza totale. Per non parlare delle botole dell’impianto fognario,(Post n.2) anch’esse dipinte e diventate degne di attenzione, senza aggiungere il modesto w.c., impreziosito da una corona regale e una regina.(Post n. 46) Che potere avrei , se potessi dipingere anche l’umano,uomo, donna e trasformarli al meglio ? Ed io dipinto come fratello di sua Maestà, come sarei : intendo carattere, personalità, professione, stato coniugale, figli?I se insieme ai ma, sono senza controllo e senza fine.
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47-Dov’è la tortora?
Dov’è la tortora?
Dovessi un giorno decidermi a cambiare alloggio, quello di cui più sentirò la mancanza è l’ampio giardino a disposizione, con l’ulivo che da cespuglio regalo è diventato un albero mastodontico di 8 metri o con i lauro ceraso, piantati 30 anni fa o con il pino, malandato e quasi centenario adesso,già anziano quando siamo arrivati; con il vigneto,dismesso, che mi ha dato l’unico vino, di cui mi sono fidato ;con le tombe nascoste del cane, che ci ha fatto compagnia per 12 anni o della gatta coetanea e di altri poveri animali, più sfortunati e più giovani, raccattati dalla strada, con la scopa e la pala, perché investiti. IL rimedio- antidoto alla nostalgia certa sarà il ricordo delle fastidiose,incontrollabili, zanzare tigri, nella piena estate afosa ,che lasciano il segno con ponfi, antiestetici e doloranti.Il giardino è rifugio sicuro di gazze, storni, cinciallegre, passeri, merli, pettirossi, cornacchie che giungono ogni mattina, speranzosi di rubare qualcosa dalle ciotole piene, riservate ai gatti. Ho studiato la gerarchia. Prima fanno man bassa gli uccelli più grossi e poi è il turno di quelli più piccoli. Tra questi c’era una coppia di tortore col collare. I due,inseparabili , erano i più assidui e puntuali sin dalle prime ore del mattino. Impossibile distinguerli, come capita quando hai a che fare con due gemelli monozigoti identici. Erano,forse, un maschio e femmina e spesso stiracchiavano le ali, rilassati, per beccarsi con dolcezza ogni singola piuma, presumo per procedere alla pulizia, meglio se con il sole. Qualche volta si scambiavano il favore: uno puliva l’altro e viceversa in contemporanea. Una coppia perfetta, con voli sincronizzati, per allontanarsi, quando mi avvicinavo oppure con occhiate perplesse ,anche loro in perenne sintonia ,di entrambi all’umano che poteva essere un pericolo, comunque snobbato, perché predatore poco agile e troppo distante e lasciavano avvicinare il curioso a debita e controllata distanza. Ebbene, da un po’ di giorni, c’è una sola tortora. Da ottimista mi sarebbe piaciuto pensare che il maschio avesse deciso di lasciare la consorte, per un’altra più bella oppure il contrario. Da realista, invece, sono dell’idea che difficilmente l’altra tortora potrebbe aver trovato vitto, alloggio e compagnia migliore. Più facile che sia rimasta preda di qualche gatto o che sia capitata qualche altra disgrazia. E allora? Se in un microcosmo come un giardino una piccola esperienza mi resoconta una perdita, che se, anche, forse, si spera, non ha apportato dolore al compagno rimasto solo, e che invece a me ha portato dispiacere e nostalgia delle giornate soleggiate, in cui i due mi scrutavano guardinghi e solidali, come potrei sentirmi, inerme ed impotente, in altri scenari, molto più gravi? Reputo l’ignorare tanto altro dolore sconosciuto e non vissuto, magari a pochissima distanza, indispensabile, per vivere la tua vita con serenità. Se non commetti il peccato dell’indifferenza e non sei la causa del dolore altrui ti tocca di diritto una vita di sano egoismo grazie ad una ignoranza senza colpe.E concudo con la promessa, ispirata anche dalla giornata finalmente soleggiata, dopo tante nuvole e nebbia, che nel caso la tortora ricercata dovesse tornare a riformare la stessa coppia vi avvertirò:”Ehi là, bambini e bambine adulti , anche anziani, dalla sensibilità sofisticata, come il Piccolo Principe di Antoine de Saint -Exupery, la tortorella, che ci è mancata, è tornata.Qualche volta lo sperare in meglio, non ci delude.”
Addì 19 Marzo, Festa di San Giuseppe annuncio orbi et urbi che di nuovo una coppia di tortore si è formata, ancora più famelica e spavalda al mio cospetto.La tortora single e solitaria non è più tale.E’ tornata la stessa di cui abbiamo denunciato la mancanza?Impossibile da stabilirsi.Morale:non proiettare all’esterno, quelo che hai dentro di te, il mondo sopravvive con ed anche benissimo senza di te.Carpe diem, sempre, per i ca..i tuoi!!!
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46-Un invito a casa
Sono artista di casa e non di strada ed impongo i tatuaggi solo alla mia dimora,che accetta volentieri, sapendo che una verniciata può facilmente eliminare il tutto.Poi mi ci sono affezionato con gli anni.
Foto n.1
O
Questo è l’ingresso, con il citofono.Il diavolo, con le corna, sono io, armato, di ben due pistole.In realtà posseggo solo una scacciacani, ma meglio lasciare nel dubbio.
Foto n.2
Una tigre vi accoglie all’ingresso di un appartamento sottostante.Una amica, collega di lavoro, mi fece un complimento indiretto,quando affermò che prima di tornare a casa mia, si doveva preparare mentalmente per non avere spaventi improvvisi.
Foto n.3
Questo è il jolly Welcome sotto l’arcata d’ingresso all’appartamento sottostante.
Foto n.4
IL capostipite di tutti i jolly seguenti
Foto n.5
Il jolly della pandemia
Foto n.6
Una bella Jolly portafortuna
Foto n.7
Una pifferaia
Foto n. 8
Un Jolly acrobata
Foto n. 9
Un Jolly chitarrista
Foto n.10
Una ragazza che alza il dito.Vorrà dire qualcosa?
Foto n.11
Un jolly in bilico per le troppe risate, ma non perde l’equilibrio, nonostante la posizione sghemba
Foto n.12
Appartato e nascosto,forrse consapevole che strimbella
Foto n.13
A sinistra, lungo il vialetto, che porta alle scale, già una immagine più amichevole.Da sempre ho aspirato ad essere il cane, che incurante della sofisticata signorina, fa i propri bisogni rilassato e libero da guinzaglio.Io sono uno degli altri cani.
Foto n.14
Una famigliola di gatti vi aspetta lungo le scale.Io stesso mi identifico con un gatto e forse per questo sono sopportato e supportato.Vado, torno e trovo la tavola imbandita, al meglio.Come il gatto di casa, che sparisce per giorni ,ma torna sempre alla ciotola piena.
Foto n.15
Prima di entrare in casa: un Avviso perenne.Un cartello che a me piace molto.Se siete arrivati fino a questo punto,siete senz’altro i benvenuti.Se ve lo regalo o porto a casa vostra è tutto il contrario:scappo a gambe levate per sfuggire alla vostra vista davvero sgradita.
Foto n.16
Siamo in cucina, con un murale copiato, da un bar di Treviso.Un invito sottointeso poco gradito ad un tè.Amo più caffè o alcolici.
Foto n.17
Ingresso Garage
Da ragazzo ho imitato il vagabondo solitario, dormendo in vagoni ferroviari fermi o nelle stazioni, poi mi sono subito reso conto, che non ne valeva la pena e mi sono adattato, molto più volentieri e comodamente al van camperizzato.
Foto n.18
Un paggio accanto al letto
Foto n.19
Una regina accanto al trono,e non solo in senso metaforico, considerato che una percentuale altissima (90) di benessere fisico e morale, dipende dal sistema parasimpatico.
Foto n.20
Una Guardia reale con mascotte sull’attenti al mio cospetto.Penso e spero che siano un po’ più motivati,perché, d’abitudine, hanno la stessa deferenza per la raccolta di “umido” o “plastica” ai loro piedi.
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45-Torno subito! Baci.
Torno Subito! Baci
Nonostante la buona presentazione, l’avviso succitato, in bella mostra, all’entrata di casa mia è un Vaffa, da me custodito, per riservarlo a qualcuno davvero particolare;è ipocrita e falso ma solo per i pochissimi, per fortuna, che decide la mia sensibilità. Mi ricorda i baci ,che mimava a me, l’allievo da lontano, contento perché non ero più suo insegnante.Replicavo,un pò imbarazzato, che un sospetto già lo avevo e quell’atteggiamento ne era una conferma.Qualcuno rideva ed andava a riferire. E’un mio dipinto, per niente difficile, di cui reclamo il diritto di autore. Mi è riuscito di utilizzarlo pochissime volte e mi dispiace. Non che sia un ipocrita, non coraggioso abbastanza da dire in modo schietto quello che penso ma con alcuni individui questa frase di sole tre parole mi concede una goduria ineguagliabile. La prima volta mi è capitato, giovanissimo, a Pompei. Lavoravo come cameriere in un ristorante. Turni micidiali. Servizio pessimo. Ai proprietari tiranni importava poco sia dei clienti che del personale. Quello che interessava era solo il tornaconto economico. A fine servizio, a notte fonda mi ritrovavo i piedi , nella tinozza con bicarbonato ed acqua calda, doloranti e di colore bianco e non perchè puliti. Era il primo lavoro e lo accettavo rassegnato, in quanto pensavo da inesperto che era quella la prassi o realtà da accettare comunque, per pochissimi soldi, il primo misero stipendio. A 100 metri di distanza c’era un altro Hotel ristorante, più centrale. Dopo qualche mese mi decido a provare con loro. Tutt’altra musica. Avevano, tra l’altro, anche un complessino musicale, che rallegrava il lavoro. Mi decido da subito a trasferirmi . Ai proprietari dell’altro ristorante, che reclamavano con un dispiacere, pieno di lusinghe, la mia presenza, risposi non con “Torno subito!Baci” ma con qualcosa di equivalente, con una perfidia ben nascosta, per vendicare almeno un po’ lo schiavismo subito. Altra occasione a Colonia in Germania.Lì avevo a che fare con un Hotel ed un ambiente molto raffinato. Non sopporto i capi, che in quanto tali, impongono una deferenza assoluta, prima per loro e poi per i clienti, spesso inutile e pure stressante, che non ammette il minimo errore. Mi promettono vendetta, non ricordo per quale ragione. Mi metto in malattia e non torno più al lavoro. Nel frattempo avevo accettato un’altra proposta di lavoro a Monaco di Baviera. Invio loro una cartolina con i saluti dalla capitale bavarese con le tre parole. Purtroppo altri “Torno subito!Baci” li ho sprecati. Carabinieri, Polizia e Finanza mi hanno deluso e parecchio.Non mi hanno aiutato nella consegna dell’Avviso, a chi se lo meritava.Avrei voluto dirlo al giovanotto di bella presenza, che mi si è presentato, dopo aver richiesto un servizio di pronto intervento all’impianto elettrico, trovato per caso, tramite Google. Il succitato mi fa firmare l’accettazione di lavori, anche già effettuati ed a regola d’arte, spacciando il foglio come semplice dichiarazione di privacy. Mi impegnavo a pagare una bella somma per un lavoro, in pratica già finito, ma che neppure avevano cominciato. Continuo ad inseguirlo, insieme ad altri truffati, con il suddetto cartello, a distanza di anni, ma solo con una speranza parecchio anemica. Altri “torno subito” vorrei dedicarli a qualche parente acquisito, in Inglese in law, imposti, appunto ma solo per legge. Altri li vorrei regalare a chi si accorge all’ultimo momento della frode o al pauroso delle conseguenze. Altri me li terrei da parte, confidando di non averne bisogno grazie all’esperienza pregressa .Mi sa però che non potrò mai farne a meno.Niente paura per i lettori di questo blog.Certi estremi li raggiungo solo con il confronto diretto, se non epidermico.
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44-In giro
4/02/2023
Oggi bellissima giornata con un bellissimo sole a Trieste. In genere non amo gli issimo e le iperboli ed infatti, in contrapposizione, annoto da subito anche il “vaffa” a me, indirizzato e meritato, da una coppia in auto, allo sbadato in bici, che guarda in aria, illudendosi di essere da solo nella strada, in apparenza vuota e tutta per lui. Ok. Ho sbagliato ma non infierite.”No!Non mi stava meglio essere arrotato!” Parcheggio o meglio campeggio al solito posto, già sperimentato,con il mio van attrezzato, di cui non rivelo nessun connotato,se non che il mio abat jour notturno è il mastodontico Faro della Vittoria. Sarò pure strambo ma quando arrivo in un posto odio il mordi e fuggi, abituato a rimanere settimane o mesi, come da soggiorni estivi in Baviera Germania. E quando capita l’incombenza, come quella odierna di poche ore, ne approfitto per rimanerci qualche giorno. In una città, del tutto sconosciuta, il tempo vola.Non è il caso di Trieste. Già cercarsi un posteggio sicuro e comodo, visto che non accedo a campeggi, porta via tempo. Il campeggio è generalmente fuori mano. Per questo cerco di evitarlo, se da solo. Una fontanella per l’acqua la trovi facilmente. Poi è necessario anche un w.c Sono attrezzato anche per quello all’interno del mezzo, ma se ne ho uno disponibile, migliore, non lo rifiuto di certo. Alle stazioni ferroviarie ne trovi di ottimi, in questi ultimi tempi, tutti, a pagamento. La bici, sempre al seguito. Dopo che ho sperimentato vari furti mi sono rassegnato alla bici bruttarella ma con una catena magnifica. Vediamo se funziona! Quella che ho adesso parla da sola tramite i vari componenti:il blocca-furto è di Muggia, il fanalino luce posteriore di Treviso, il manubrio è Triestino, fatto cambiare dopo una brutta caduta, le ruote e le camere d’aria sono di Napoli, legate al ricordo della ricerca per chilometri, nel caos tipico partenopeo di qualcuno che riparasse la bici inutilizzabile, spinta a mano,al caffè gratuito ed all’intervento veloce e provvidenziale di un negozio attrezzato, tutto il resto è di Milano, dove fui costretto a comperare la bici attuale ,dopo l’ennesimo furto con un altro retroscena, che non rivelo per non annoiare. Arrivato nella città sconosciuta, parcheggio al primo posto disponibile. Poi in bici perlustro i dintorni alla ricerca della postazione ottimale, quanto più vicina al centro, ignorando, provvisoriamente, i monumenti tipici già conosciuti tramite libri-guide o sentito dire.Sembro l’affamato, che dapprima annusa solo gli odori delle varie pietanze e poi, una volta saziato da una sola,gusta tutte le altre un pò alla volta con molta calma. Vanno bene le stazioni ferroviarie di piccoli paesi o i cimiteri monumentali di città importanti. Tutto il resto non è noia. Anche un semplice accendino per far funzionare il fornelletto per un caffè diventa di vitale importanza, se non hai alternativa. Ti tocca mangiare con le dita o con uno stuzzicadenti di fortuna, se è sparita la forchetta . Insomma, quello a cui non dai nessuna importanza perchè in abbondanza o superfluo a casa tua, acquista valore nello spazio ridotto delle 4 ruote. Preso dall’entusiasmo, spesso mi sono perso, come sulle colline con tornanti che sovrastano il Principato di Monaco. Assicuro che quando sudato, stanco ed anche bagnato fradicio ed infreddolito per l’acquazzone improvviso, il ritrovare il tuo mezzo, è un piacere senza uguali .Ti rendi conto che non ha niente a che fare con la disponibilità economica. Quell’auto da 4 soldi che ti aspetta ed offre protezione è una reggia da milioni. Considerazioni per qualcuno forse banali ma per me esistenziali.Ti ripari, ti riposi per altre numerose esperienze, appena ti sporgi fuori dal finestrino con orizzonti mai visti prima.P.S.Visita al Museo Pasquale Revoltella. Celibe, anche per nostra fortuna, perchè ha lasciato tutto alla città ed a noi.Andrò a vedere anche la residenza estiva, poco lontano.