• 68-Certo, che ricordo!

    Impulso di scrittura giornaliero
    Ricordi la vita prima di Internet?

    Ricordi la vita prima di Internet?

    “Nel blog la campanellina che segnala rosso, perché suonata da qualcuno, è come la dinamo della bici. Bisogna pedalare, altrimenti, resti al buio. Lo sanno bene alcuni dei miei followers, che ce l’hanno sempre incandescente. Loro pedalano o scrivono, senza concedersi pause. Cerco di imitarli ma non ci riesco.Per favore, non lasciatemi senza luce”

    Certo che ricordo la vita prima di Internet! Mi ricordo anche di “2001 Odissea nello spazio”. Uscì nelle sale nel 1968 ed allora quel duemila e passa, già più vicino, sembrava una data fantascientifica, del tipo “campa Cavallo”, che “deve crescere una foresta.” Invece, sono arrivato al 2023 senza accorgermene ed ancora stento a crederci. Il prompt è interessante! Da proporre come tema in una classe, con la probabilità di correggerne anche due o più, perfettamene uguali, perché ricopiati da Internet con lo smart phone e forse proprio da questo post. Segnale che già esiste una separazione netta tra generazioni. Quella che ricorda il prima e quella che non può, perché giovane e nata dopo. Bisogna inventarsi un vocabolo per identificare quelli di prima e quelli del dopo internet. Per me lo spartiacque è il Windows 95.Facile da ricordare anche l’anno. Ancora per me il 1998, primo computer e primo collegamento. Ma già addirittura nel 1980 ho il vago ricordo del tizio tutto concentrato sullo schermo piccolo e grigio di un computer. Era un Marziano  , che mi incuriosiva. L’emozione di scambiarci gli Auguri in anticipo con una pen friend Inglese, ma emigrata in Australia, conosciuta a Pompei, per un fine Anno, in cui lei già stava festeggiando a casa sua la mezzanotte.1998 o 99 o2000 , qualcosa di simile. Un po’ alla volta è subentrata la routine. Mio fratello in video chat mi mostra l’isola , in cui lavora ed addirittura il lavoro che stà facendo in diretta. Una ragazza Indonesiana, da Face Book mi chiama in video chat. Le mostro, in bici, il percorso lungo Barcola a Trieste, dove mi ci trovo per caso. Parlo, come un matto, da solo, in inglese tra i bagnanti e dopo vado a cercarmi su Internet dove si trova l’Indonesia.  Un’altra Francese mi contatta, sempre tramite F.B. e  chiede una mia foto. Ne scatto una, così, dove mi trovo, nel garage. Mi risponde che “sono molto bello e che mi ama.” Replico che desse una prova scrivendo qualcosa in Francese, riguardo alla pace, sul mio sito. Replico ancora al perché. In conclusione di commenti in Francese neanche uno. Eliminata, dai miei contatti, come minimo, perché non è piacevole essere preso per i fondelli. Ma anche questo è Internet.! L’evoluzione procede. Non conosco barriere insormontabili da frapporre .Prima di Internet avevamo il telefono, le lettere, l’alfabeto Morse, i radio amatori ma è come paragonare la clava di prima alla pistola di oggi o il povero cavallo alla Ferrari. Vero che con la clava o il cavallo si rischiava molto di meno, ma si comunicava anche poco e i percorsi erano brevi di spazio e lunghi di tempo. Nessuno comunque ti obbliga a non servirti della clava o altro arnese per la difesa o ad utilizzare se non il cavallo la bici per spostarti. Pochi erano i libri da leggere e rileggere, perché non c’era altro disponibile. Le riviste porno erano giornaletti per seminaristi, se confrontati con la spregiudicatezza di certi video di oggi , che sono alla portata proprio di tutti . Sono sparite dalle edicole. A chi vuoi che interessino, quando si ha disponibile tutto lo scibile di un ginecologo esperto, gratuito, a portata di tastiera ?Corteggiare a migliaia di chilometri o a poca distanza è diventato facile e comodo, seduti in poltrona, nascosti dietro una foto di qualcuno attraente, ma che non sei tu. Mi sarei divertito alla grande a farlo in Cinese o Giapponese o Russo, visto che da sempre ho una passione per le lingue straniere,forse più per le straniere, ma adesso l’età e quanto già appreso mi frenano  o inibiscono parecchio. Appena esci col serf nel web ti perdi e lo vedi subito Oceano non mare con orizzonti senza fine. Ma ci si abitua a tutto, anche a tracannare non il bicchierino, ma l’intera bottiglia di Wisky. Il più saggio si adegua. Altri annegano o si umbriacano. Si chiama evoluzione, è inarrestabile come la stessa vita o gli anni che passano e bisogna adattarvisi al meglio.Non ci sono alternative.

  • 67-Sono proprio bravo!

    Impulso di scrittura giornaliero
    In cosa sei bravo?

    Essere bravo in cosa?

    Sono bravo nel lanciare in aria ben tre palle e prenderle al volo, facendole roteare e senza farle cadere.Poca cosa!

    Dipingo murales ma più per colorare muri sporchi e dargli nuova vita.Poca cosa!

    Sono bravo nel dire Si, anche se non ne ho voglia, ma tanto, penso, non mi costa niente.Poca cosa!

    E potrei continuare, con la certezza di non salire mai sul podio del numero 1.

    Ma un primato ce l’ho. Il migliore imitatore di me stesso.Ed è un traguardo, raggiunto, non di recente, perchè non era scontato da ragazzo.Nessun altro potrà mai superarmi, perchè  neppure io, conosco alla perfezione i miei ritmi, fatti di pause , accelerazioni e di tutto il resto, incluso impedimenti , difetti e problemi di salute.

    Mi ricordo di Totò, campione di un Giro d’Italia, a prescindere, nonostante fumasse sigari e pedalasse con nessuna fretta, perché aveva fatto un patto con il Diavolo: in cambio dell’anima, avrebbe vinto il Giro e sarebbe diventato famoso. Poi pentito,  non riusciva ad essere un perdente. Era comunque destinato ad essere il numero 1.

    Nonostante del diavolo non abbia fatto fatto la conoscenza né abbia venduto niente sarò anche io il vincitore.

    Pedalo anche senza fumare , senza fretta e senza neppure appoggiare i piedi sui pedali. Il mio motore è la vita.Sarò comunque il numero 1 solo di me stesso.

    Se mi piace vincere facile? Per niente.Ma non rifiuto , certo, il privilegio di una coppa senza fatica.

  • 66-Eredita’?

    Impulso di scrittura giornaliero
    Hai delle collezioni?

    La lunghezza della vita è data dal numero di giorni diversi, che un individuo riesce a vivere.Quelli uguali non contano.”

    In tanto, anche quanto semplicemente esposto in questo mio ultimo murale e blog, la mia eredità non è da poco,al meno per me, se penso al buco nero, muto, senza nemmeno una parola scritta ma da loro, dai tantissimi ignoti defunti, che indubbiamente non lo meritavano.Cosa ne so del domani o di qua a qualche minuto ?Nel frattempo esterno, senza freno, in balia di ogni sensazione, quando e se mi va .Mi sono proposto, senza nessuna ipocrisia, solo per il piacere di scrivere e quello che ne è risultato è acqua, che si può bere anche senza le semplici mani, in quanto talmente cristallina, che puoi deturparla con qualsiasi recipiente.La sorgente è limpida e di dove andrà a finire ciò che stilla generosamente non è sua responsabilità.I destinatari sono sconosciuti, trattati alla pari insieme a quelli conosciuti ed a me stesso:con onestà.L’epitaffio dovrebbe scriverlo il defunto, ma quando è in vita.Ed ecco l’ennesimo paradosso, per me che detesto programmare anche cosa mangiare e l’orario del pranzo o cena, ritrovarmi l’epitaffio con “anticipo”, pronto per la pubblicazione.Ho cancellato “notevole anticipo” per non stuzzicare il destino e beccarmi senza volerlo un ulteriore personalissimo finale colpo di scena . Relego al P.S. ancora per scaramanzia, che lui , l’epitaffio, è pronto ma io no.

    P.S. Epitaffio pronto.Defunto ancora no.

  • 64-Trappola per pensieri sgraditi

    In questo Maggio piovoso, che somiglia tanto a Novembre, con le zanzare, che comunque già si preparano all’assalto, ho fatto l’esperimento della bacinella, con sfondo nero e riempita di acqua con un leggero strato di olio, in giardino. Nel mio caso ho utilizzato quello da motore ma va bene anche quello da cucina. Le zanzare si sono precipitate a corteggiarmi. Fossero donne ne attrarrei più io che un Leonardo di Caprio, allo sbaraglio, in strada  a Cannes, senza guardie del corpo. Con mia grande sorpresa una ad una si sono calate nella brodaglia nerastra, annegando. Con perfidia ho seguito l’agonia di ognuna, allungando in segno di vittoria non uno ma due pollici in su. Ho sentito pure quelli dei piedi, che spingevano nelle scarpe. Maggio novembrino, strapieno di pioggia. Ma non era quello che si desiderava con la siccità prevista e temuta nella prossima estate? Eh No! Il troppo stroppia, come nella coppia, quando si litiga di brutto e dopo, lo sbaciuccamento senza sosta, segno della pace fatta, finisce con lui o lei  che si stufa con “Basta! Hai rotto!” e si rilitiga ma per le troppe coccole. Segnale che qualcosa non va. Nella corsa, nel rapporto di coppia, nella pioggia si ha bisogno di ritmo cadenzato senza nessun eccesso, altrimenti ci si ferma o si straripa. Questo è il pensiero dell’acqua piovana  che mi ha distratto mentre osservavo le larve di zanzare, che nuotavano tranquille, senza sospettare l’insidia, che stavo preparando. Potessimo crearci anche noi una bacinella interiore, non con olio sgradevole ma essenze profumate o qualsivoglia preparato per annegarci dentro preoccupazioni, disagi di ogni tipo, elucubrazioni che sai essere senza senso eppure ti ronzano attorno, di giorno ed anche di notte, senza darti tregua, appunto come le zanzare che non riesci ad eliminare.Beh! La mia è il nuoto.Sotto, sopra l’acqua non sono raggiungibile.Cellulare, computer, mondo più che spenti, estinti. In piscina ma meglio nel mare aperto.Sudo e non me ne accorgo e le zanzare sembrano creature mai esistite.Tutto ma proprio tutto scivola come l’acqua, senza lasciare traccia, in un’altra dimensione, a ritroso nel tempo, sino al liquido amniotico ma di madre natura.Per la moglie, invece, la bacinella scaccia pensieri è dedicarsi ai fornelli, ogni giorno, con puntualità e diligenza.Non me lo avesse, lei stessa confidato, non ci avrei mai creduto oppure avrei creduto ad una confessione disonesta estorta in un qualsiasi modo. Toccasse a me una incombenza del genere, giuro, mi calerei spontaneamente nella bacinella trappola, imitando la zanzara tanto detestata.

  • 65-Sacrificio?Si.No.Non so.

    Impulso di scrittura giornaliero
    Quali sacrifici hai fatto nella vita?

    Forse chi scrive questo post è un illuso, ingenuo, scemo, ed appellatemi pure con tutti gli epiteti disponibili a questo mondo. Ne siamo più di 7 miliardi ed avete l’imbarazzo della  scelta con altrettanti e più epiteti. Ma, io, non conosco la parola sacrificio. Sarà il punto di vista , ereditato per genetica e dall’esempio di  mia madre o per circostanze di vita individuali. Di certo non lo so ma mi reputo libero di esprimere con totale sincerità ciò che penso. Una mia zia commiserava il mio umile lavorare in Germania, nonostante una laurea, con “Poveretto!”. Non immaginava, neppure lontanamente, che era proprio quello il periodo più bello per me. Altro “Poveretto!” me lo sono beccato nel fare i turni di notte, come “facchino ai piani” in hotel a 4 stelle ed era invece tutto un altro mondo da scoprire e descrivere, con addirittura la noia, in agguato, quando non c’era niente da fare ed anche una rapina a mano armata, di cui non sono stato testimone. Cosa vuol dire sacrificio, se lo guardi con il mio punto di vista, che ripeto potrebbe essere unico tra miliardi, ma lungi dal considerarmi tanto particolare, anche se nel campo delle ipotesi e della matematica tutto è possibile? Mi tocca arare un prato di mille metri quadri? Sacrificio o jogging a casa tua o tapis roulant? Per un anno la sveglia è stata impostata alle 6,30 per prendere la corriera e recarmi a scuola. Era un mordere la vita all’alba, con un libro da leggere, poco volentieri, a causa della  ressa e confusione degli studenti, ma il tempo volava, dedito ad inseguire le gallinelle d’acqua, che zampettavano nel fiume costeggiato o nel seguire il primo notiziario con la radiolina. Ed addirittura le 8 ore al giorno che mi imponevo per sostenere, quando prima, gli esami universitari, con il mare a poca distanza, che mi chiamava, come le sirene di Ulisse ed io imperterrito ,continuavo a studiare ,arrivando però al compromesso di 2 ore pomeridiane da dedicare al nuoto e un fine settimana, completamente liberi. Vedevo il tutto come semplice allenamento mentale, come forse sarebbe stato ed è stato, simile a quello fisico per sviluppare gli addominali, ma inutile dal punto di vista pratico. Come firmarmi? Fortunato, insano, sano , mezzo e mezzo, di mente? Sono semplicemente uno dei 7 miliardi e passa di punti di domanda.

  • 63-S.O.S

    5 gattini da salvare

    SOS gattini da salvare!!

    Negli ultimi giorni sono incappato in una di quelle situazioni, che non mi arrecano piacere, ma le quali mi pongono in conflitto con me stesso, perché subentra sempre la domanda: preferisci essere il gabbiano libero, che volando alto non si cura delle miserie in basso, che non vede oppure lo struzzo scemo, che nasconde dalla vista pericolo e responsabilità oppure il Buon Samaritano, che mai riuscirà a percorrere il viaggio intrapreso, perché ha la necessità di fermarsi ad aiutare tutti i bisognosi che incontra? La risposta è sempre quella del gabbiano libero, con lo strascico lasciato dalla preoccupazione, che ciò implica anche poco se non troppo egoismo. Ecco il dunque! Di punto in bianco mi arriva a casa una gatta incinta. E’ stata salvata dalle intemperie di un rifugio e chi ce l’ha portata ha creduto che il giardino a nostra disposizione sarebbe stato un alloggio ideale e sicuro per il parto. Gli accordi fatti dalla moglie, che in quanto a buona volontà batte tutti, però, in pratica, scarica poi tutto sul sottoscritto. In sintesi, la povera bestia, forse traumatizzata dal trasferimento forzato, rifiuta un primo gattino nella gabbia. Assisto, impotente, al parto di altri due e quando mi accorgo, che l’ultimo arrivato finisce nelle feci della madre, libero quest’ultima, in quanto per niente collaborativa. Prima di sparire, abbandona altri due cuccioli, che mi tocca raccogliere, attaccati al cordone ombelicale. Divento di punto in bianco un mammo improvvisato ed inesperto con biberon, stufetta elettrica e borsa di acqua calda. Con sorpresa sopravvivono tutti e cinque, ma a stento. Uno di loro mi muore. Chiedo aiuto tramite Internet. E’ tale lo strazio di quei lamenti, cui non riesco a rispondere se non con tentativi inutili e quindi idiota di nutrirli, che mi viene la tentazione di sopprimerli, ma solo per evitare loro una sofferenza superflua. Desisto, in quanto ricordo ancora perfettamente il rimorso di avere eliminato un uccello azzoppato, anni or sono. Da allora, che decida madre Natura, quando subentra la mia impotenza. Da internet arriva l’aiuto inatteso, di una signora che mi chiede chiarimenti ed indirizzo. Non mi sembra reale, quando dopo pochi minuti mi arriva  a casa. La saluto ”Lei è una Madonna senza l’aureola.”Analizza la situazione. E’ una esperta, da come subito prende a nutrire i piccoli. Non solo. Se li porta a casa, protetti, al caldo di piccole asciugamani e rinchiusi in una scatola.” Le farò sapere. Grazie” “Vuole scherzare? Lei grazie a me! Non si permetta!”

    Continua…………

    Quanta umanità e gentilezza, impreviste e sconosciute,nascoste subito dietro l’angolo!Quante le Madonne vere e non di gesso.!

    Finale!

    Vengo a sapere dalla Madonna, che si chiama Sonia, che nessuno dei gattini ce l’ha fatta., che conosceva bene la situazione della povera gatta, per i miagolii di sofferenzae ,soprattutto di notte; che era terrorizzata e strupata dai maschi della colonia, che non le davano scampo e partoriva e lasciava per strada ogni 6 mesi i gattini, frutto di una gestazione, non proprio voluta.Sonia ha più volte sollecitato i responsabili della colonia,che conosce bene, perchè vi abita vicino, a provvedere ad una sterilizzazione della stessa.Non ha mai avuto un riscontro.Teme una sua iniziativa personale, di prendersene cura, perchè passibile di denuncia.Eh, no!Cara Sonia!La denuncia non è un passe partout, per cui l’ultima inguardabile, racchia mi potrebbe denunciare per stupro, per averle dato la mano.Troppo facile!Esiste anche una controdenuncia per temerarietà della controparte.Non lascio annegare un naufrago, perchè lo impone la legge, tanto meno una gatta sconosciuta, senza microchip o targhetta di riconoscimento!!!!

    Ritrovata la gatta, di cui sopra, investita.L’hanno adagiata, integra, al meno questo, vicino al cancelletto di entrata nel punto esatto in cui è arrivata, in gabbia, insieme al cucciolo appena nato.Due mie visioni opposte a distanza di pochi giorni.Mi sento sempre come il volontario, che non fa nessun passo in avanti, ma è comunque protagonista perchè tutti gli altri in contemporanea indietreggiano.

    “Vola Gabbiano, più in alto che puoi.Tanto il mondo va avanti, anche senza di te e non lo hai fatto tu.”

  • 62-Vacanza preferita

    Impulso di scrittura giornaliero
    Qual è la tua vacanza preferita? Perché è la tua preferita?

    Tanto per dare spazio all’immaginazione, figlia dell’esperienza e di sensazioni, anche vecchie, ad essa associate. La vacanza ideale? E’ quella del posto sconosciuto, solo perché tu non ci sei mai stato e qui la sfilza di nomi di città potrebbe essere sterminata: Madrid,Bucarest, Budapest, Genova, Torino, Catania o di isole o di nazioni o di arcipelaghi, tralasciando montagne e vette. Una volta, giunto a destinazione e non in gruppo, rimanere bloccato all’interno del tuo mezzo per pioggia fitta o grandine. Ringrazi la fortuna di avere un riparo, che ti permette comunque di rilassarti con pausa caffè o pranzo o cena o merenda o film o libro, in attesa del sole e del via libera per escursioni mai fatte. Vivi il contrasto tra la curiosità fortissima di uscire in perlustrazione, quando prima e l’impossibilità di farlo. E ’un barcamenarsi tra un confine molto indefinito tra desiderio e  realtà. Se sei fortunato passa qualche ora, altrimenti dopo pochi minuti di diluvio, niente si oppone a conoscere il nuovo posto, a passare definitivamente all’al di là, che comunque vada, non è mai tanto attraente come l’attesa di prima. La vacanza ideale è quella che rende il presente talmente presente, che annulla qualsiasi altra percezione, legata al passato o al futuro. Ti senti come frastornato in quanto  vuoto da riempire, ma con parsimonia, altrimenti comincia a girarti la testa, per il troppo ingurgitare.Perchè preferita? Le ore e i giorni passano ma tu sei più veloce di loro e ne sei contento, quando ti domandi , stupito, “ma è già Marzo! o già Lunedi!Incredibile”.Una vacanza può essere anche di poche ore, ma vissute tanto intensamente, da essere tatuate per sempre nella memoria, come di pochi minuti o di una vita intera.In quest’ultimo caso, l’interrogato non saprebbe cosa rispondere.

    Altra vacanza ideale è quella del tutto inaspettata, in quanto obbligata, perché imposta. E’ quella regalata di chi ti manda a fare in culo, anche in malo modo e ti invita a sparire dalla vista e non farti più rivedere, in quanto il tuo agire è risultato inutile, dannoso e per tanto da dimenticare. L’invito è porre distanza quanto più notevole, tra te e chi ti rimprovera. Tu, per niente mortificato, con la coscienza che ti protegge da qualsiasi complesso, senti il tintinnio di campane a festa e i piedi che si allontanano, ballando al ritmo di triccheballacche e la vacanza ti aspetta anche nel paese a pochi chilometri. E’ l’equivalente della bella donna, che ti rinchiude nella stanza e butta via la chiave, perché vuole sedurti ad ogni costo, costi quello che costi. Dimenticavo di aggiungere che questo è riservato solo al mondo dei sogni, ma se li solletichi anche con il solo pensiero può darsi che vengano a farti una visita inaspettata.

  • 61-Un post al giorno leva il medico di torno

    Un Post al giorno leva il medico di torno (dedito a pensare ed esternare dimentichi i malanni e non lo chiami )

    Beh. Oggi, di buon mattino, lascio le incombenze in attesa per confrontarmi

    con la sfida di chi non ha niente di nuovo da proporre e che, comunque, ci prova lo stesso, per vedere l’effetto che fa .Per levarmi io di torno , o mi metto in viaggio ma vero nell’al di qua oppure metaforico, in quell’altro nell ‘al di là. Ma essendo vivo e soprattutto vegeto, ( nel senso di vegetare, la seconda condizione non mi piace per niente), e non in viaggio, mi tocca esternare.

    Il cancello, a comando elettronico, ieri non mi funzionava. L’appuntamento era urgente. La levetta del salvavita era andata giù. Segnale di un corto da qualche parte. Ma dove? Non potevo uscire con l’auto, ma ho comunque rimediato. Prima dal dentista e poi a cercare di identificare dove era l’inghippo. Ho sbloccato dalla rete elettrica tutti i macchinari possibili ed immaginabili, ma niente. Toccava arrendermi e ricorrere all’intervento urgente di un elettricista. Ma l’ultima richiesta  è stata talmente salata e truffaldina, che sono corso da Polizia, Finanza e Carabinieri, che hanno fatto sfoggio solo di belle divise ed appunto si sono dimostrati belli ma senza ballare. La fiducia che avevo nei loro confronti per esperienze passate è regredita di brutto. Il truffatore di turno si è ritrovato una bellissima recensione negativa con dati identificativi ben precisi. Aveva ogni facoltà di querela, che non ha fatto, evidentemente perché sapeva che io non aspettavo altro. Lo sputtanamento pubblico, circostanziato e con prove, è ancora là, disponibile per chiunque. Amara soddisfazione senza il risarcimento. Ergo. Ho continuato a cercare testardo ed alla fine mi sono ricordato della caldaia a legna con collegamenti elettronici. In disuso da tempo, nonostante spesso in concomitanza con l’altro sistema, perché con il metano ci scaldiamo meglio e con minore fatica. Era lei la colpevole del corto. Ma perché? Anche qui l’unico rimedio era l’intervento di un elettricista, ma di quelli bravi, in quanto l’impianto con pannelli fotovoltaici, pannello solare per il riscaldamento acqua e quant’altro è sofisticato. Invece,un topo scappato all’improvviso dalla caldaia, innocuo e temerario, mi ha fatto capire che era lui il colpevole involontario. Pensavo che ne fosse solo uno. Errore. Troppi gli escrementi inconfondibili. Non ho potuto fare altro che ricorrere alle esche avvelenate. Mi dispiace davvero che queste spariscono, neanche fossero leccornie prelibate, ma non posso rischiare di trovarmeli a letto o che l’impianto mi vada in tilt. Eppure ogni volta mi chiedo con scrupolo: Ma se fossi io quel topo? Mi tratterei con il veleno? Comunque ho risolto il corto circuito. Beh! Sono arrivato alla fine e non me ne sono accorto. Ogni vita, anche la più banale, può diventare un romanzo appassionante.E quindi continuo a non amare le fiction.Perchè scomodare la fantasia se la vita vera ti offre già tanto e tutto pronto per la semplice copia?Quel topo mi assomiglia:trarre vantaggio ed adattarsi al meglio delle circostanze.Riscaldamento gratuito e giagiglio ottimale a vita.Ha sbagliato per ignoranza, non sapendo di fare danni.Io stò ben attento a non fare lo stesso ma l’ignoranza è sempre in agguato.

  • 60-Mi ami?Ma quanto mi ami?

    Mi ami? Ma quanto mi ami? E la tiritera tra i due fidanzatini al telefono, andava per le lunghe, fino a che la mamma di lei faceva capolino nella stanza e chiedeva, spazientita  : “Ma quanto, mi costi?” Era la pubblicità di una compagnia telefonica, che si proponeva con le sue tariffe più economiche. La lontananza è come il vento. Cantava Domenico Modugno. Questa, la lontananza, spegne gli incendi o amori piccoli ed aumenta a dismisura  l’incendio amore già grande. Con la lontananza si affidava l’amore impedito alle lettere, con cadenza settimanale. Queste erano un diario delle sensazioni, causate dalla nostalgia, che ti assalivano nei momenti più impensabili della giornata. ”Sai, oggi al tramonto, lungo la spiaggia deserta ho visto di spalle una ragazza dai lunghi capelli biondi. Mi sono subito ricordato di te, anzi sembravi tu. Ma tu sei più bella.”E sulla sviolinata ironizzava la destinataria delle lettere. ”Cerca di evitare questi incontri. Ti conosco.Tra una settimana ci rivediamo e ne riparleremo con una bella tirata di orecchie.” Lo stato d’animo di chi scriveva si percepiva anche dalla grafia.”Scusami! Ti scrivo, nonostante la febbre. Non ho voluto rinunciare a stare con te.Te ne accorgerai dalla grafia tremolante.” E la corrispondenza somigliava ad un ping pong di sviolinate molto sincere e sentite da una parte e dall’altra. Arrivava il paradosso che quando ci si incontrava e si litigava si affermava” Meglio le lettere”. Si, perché con la lettera si poteva lavorare di immaginazione, colorare la realtà con i colori preferiti, era sempre caldo estivo in inverno e viceversa. La lei o il lui erano idealizzati e non potevano deluderti. Oggi, nel 2023, le lettere sono diventate un reperto storico, le telefonate possono essere interminabili senza alcun costo aggiuntivo. C’è WatsApp,Twitter,Face Book,Tik Tok che hanno sostituito, alla grande, penna e carta e la cosìdetta Posta Lumaca. Ma due innamorati lontano come comunicano? Hanno disponibili una tale varietà di mezzi, che potrebbero essere in contatto h24 nonostante la distanza. Ma mentre prima l’intervallo nella comunicazione era giustificato dalla lentezza delle poste o dalle tariffe telefoniche, cui badare, oggi è tutto differente.  Prima la sbandata per un’altra poteva passare inosservata. La lettera ritardataria, perché non scritta, poteva essere colpa delle poste. In tanto si aveva tutto il tempo di iniziare e troncare sul nascere un’altra storia. Tutto poi rientrava nel tran tran d’abitudine. Ma oggi, chi della coppia separata non si allerta se non riceve per lo meno un messaggino nelle 24 ore? Se poi subentra la gelosia di uno dei due è il disastro. Si confondono i minuti con le ore ed è tutto un susseguirsi di allarmi- “Perché non mi rispondi? E’ il secondo messaggio in una ora. Ti ho anche chiamato, ma interviene sempre la Segreteria. Ma stai da solo? Dove? Sento rumori di sottofondo. Devo fidarmi? Mah! Forse con tali mezzi puoi subito fare la scelta giusta e scappare a gambe levate quando incontri un  Amore asfissiante e chiarire da subito che non vuoi rinunciare ai tuoi ritmi e che è  il cellulare a tuo servizio e non viceversa. Che come i Mussulmani si impongono il Ramadan tu ne hai tutto uno tuo particolare, dedicato al cellulare, dedito solo a ricezione di servizio in determinati mesi o settimane.

  • 59-Un nonsense

    Prompt di scrittura giornalieri
    Quale luogo del mondo non vorresti mai visitare? Perché?

    Mi piace essere partecipe di qualsiasi gioco o competizione e ci resto male, quando per forza mi devo autoscludere, per manifesta incapacità. Capita con le partite a pallone o altri incontri per addetti specializzati. Non mi sembra questo il caso. La domanda mi sembra pure un pò bislacca. Io non visiterei né il luogo di nascita né quello della residenza attuale, ma perché con una agenda talmente fitta di altri posti sconosciuti da visitare da dover fare per forza una cernita obbligata. Neanche ho la presunzione di conoscere benissimo i due luoghi sopra menzionati.Anzi! Sono sicuro che avrei tanto da scoprire, se solo avessi altri incentivi e questi, a dire il vero, non mi mancano ma……la sensazione che provo è quella del criceto nella ruota. Macino chilometri ma la mente è comunque altrove e ti segue con molta pigrizia, che si confonde con la noia. Mi vedo, invece, anguilla o aquila o trottola o atri oggetti ed animali, quando mi sposto ed il tutto è in proporzione alla distanza, che mi allontana dal domicilio. Diciamo che dopo pochi chilometri sono un passero, dopo qualche centinaio un’aquila, con le migliaia divento un drago. Dovessi cambiare continente sarei un caccia supersonico. La noia diventa una parola sconosciuta e la pigrizia subentra solo quando la fatica è estrema.Con una tale premessa come mi si può fare una simile domanda?