53-Un GRAZIE particolare ad un destinatario particolare

Questa elucubrazione notturna  è’ un pensiero per la ritirata o così detto gabinetto o toilette o w.c. o latrina. Anni fa lessi della risposta alla domanda , posta ad un Nobel per la matematica o fisica, cui chiedevano quale fosse stata la maggiore soddisfazione, sperimentata nella sua vita. E lui rispose da “Nobel”, uomo intelligente, che ha capito tutto : il fatto di andare in bagno, alla bisogna e di non avere nessun problema a riguardo. Tra il molto serio e il faceto, mi sovvengono ricordi di persone care, costrette  al letto ed ai pannoloni, che infermiere, per quanto scrupolose e anche appassionate della professione, erano costrette a cambiare con atteggiamento non certo, di gradimento, che traspariva comunque, nonostante provassero a nasconderlo. L’allettato un così detto ex “Don Giovanni”, ex gradito alle donne, come doveva sentirsi? Avrebbe mai avuto il coraggio, da esperto quale era, di tentare la battuta con l’infermiera carina , che lo stava cambiando? Oppure il collega, che si pisciava addosso ed era argomento di conversazione tra colleghi e soprattutto bidelli, che dovevano provvedere. Non aveva una bella scelta: la commiserazione o lo scherno. Le latrine degli antichi Romani erano in comune e da quanto ho letto, si lasciavano andare a lunghe conversazioni di politica, donne, sport e quant’altro. Anni fa pubblicai su Face Book un mio water, abbellito da una corona regale, come pagina principale del profilo. Lo eliminai appena avuto sentore della rapida pubblicità conseguente, con domande incuriosite a riguardo. Ancora anni fa un amico Inglese, dalla porta socchiusa del bagno, seduto sul w.c. mi chiese se credevo in Dio. All’ ispirato  forse dalla posizione ma soprattutto dalla soddisfazione risposi che quello non mi sembrava né il momento né il luogo adatto. Ma chi aveva ragione? Questo post è dedicato al mio w.c.  personale e personalizzato con una corona regale ed anche una regina, che funge da assistente amorevole ed anche entusiasta, e non da infermiera, costretta alle sue mansioni. I miei parenti lo sanno. Dovessi un giorno essere detronizzato, condannatemi a morte, come spetta ad un re, degno del nome. Il mio Pater Noster mattutino consiste sempre nell’orinare. La preghiera è muta , inconscia con parole a me sconosciute.E’ l’equivalente di “Grazie, Padre Eterno o Chiunque tu sei, se esisti, per permettermi di affrontare un altro giorno, libero già da questa zavorra impellente.” Fossi bravo come  il Leopardi dedicherei una ode alla ritirata con un “Sempre caro mi fu questo cesso, che  tanta parte dell’orizzonte, esclude.” Ma non esistono componimenti a riguardo o la mia è semplice ignoranza e mi piacerebbe, per una volta, essere primo in qualcosa e dedicargliene uno. Penso che se lo merita, non fosse altro per il ricordo della nostalgia struggente, da lui provocata, quando nella città affollata il bisogno diventa impellente o quando, il mammifero selvaggio dentro di me, si lascia andare nel pieno del bosco o nel mare senza confini ed in quel caso la mia segreta e sterminata ritirata diventa semplicemente poesia, cui bisogna dedicare qualche verso.

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