• 48-L’arte dell’incontro

    La vita è l’arte dell’incontro.

    Con il senno del poi, ti ronzano per la mente tanti se, al congiuntivo, accompagnati da supposizioni ancora più suggestive e più numerose al condizionale.Fossi nato donna,frutto di un diverso incontro, sarei stata una trasgressiva o timida o sfrontata o rinchiusa in qualche monastero o.o. Se non mi fossi accasato, avrei vissuto ancora più da nomade, in qualche camper e mi sarei senz’altro appostato vicino al mare. Ma forse non sarei stato ancora in buona salute, protetta dai pranzi regolari, dal benessere economico e forse però non sarei stato condizionato dalle responsabilità acquisite, senza volerlo. Di certo quando affittuario di un minuscolo e grazioso appartamento mi concedevo la libertà di tamponare la tapparella, che non chiudeva bene, con lo spago, di ricevere chi e quando, come decidevo io, con la spensieratezza incondizionata, di chi non aveva niente da perdere, anzi da guadagnare, perché quantunque il nuovo luogo cui sarei andato incontro, non fosse stato di gradimento, aveva già una prerogativa tutta sua: il fascino dell’ignoto, della promessa di nuovi ambienti, amici, aria, fiori,odori.Se l’erba del giardino cresceva o la caldaia del riscaldamento andava in tilt, non me ne poteva importare di meno.Tutto spettava al proprietario.La valigia era sempre pronta, appena partiva l’invito, che più strambo era, meglio era.Mi vedo adesso,con un alloggio ottimale, ma se la tapparella non funziona mi tocca sostituirla, rimediare subito se il riscaldamento non va, pagare le tasse,macinare chilometri con il tagliaerba, pure se non ne ho voglia. Sloggiare, vendere, trasferirmi non hanno più la leggerezza senza paragoni di una volta. Perchè questa riflessione? Ci sono arrivato, in quanto penso che ognuno di noi si è modellato in base agli incontri, fatti nella vita di ciascuno, a cominciare,innanzi tutto, dal luogo di nascita e dagli stessi genitori. Evidente che avessi avuto l’attuale Re Britannico Carlo III  come fratello,  a causa di un immaginario, ipotetico scambio di persona alla nascita, avrei avuto  sembianze simili, a quelle che mi ritrovo, ma irriconoscibile per tutto il resto. E giungo al dunque del punto finale. Ricordo che quando scrivevo alla morosa ricorrevo a biglietti di treno, ricevute o quant’altro con una storia, una esperienza, ma destinato alle immondizie. Quella spazzatura mancata acquistava valore, perché portava traccia del pensiero particolare in quel momento anch’esso particolare ed aveva fatto l’incontro giusto. Chi sa quanti umani, uomini , donne , sono rimasti nell’ombra, perché non hanno avuto la stessa chance? Incontrare il giusto insegnante, marito, moglie, sacerdote,avvocato….. La scatola, destinata alla raccolta “carta”, ha incontrato me, che vi ha dipinto sopra due bambini , uno di tre e l’altro di 7 anni, con i nomi e l’anno: 2023.Ho detto alla madre mentre mi ringraziava, di tenerla da conto, perché gli anni passano in velocità  e presto i due avrebbero avuto la stessa altezza e quella non sarebbe più stata una inutile scatola da buttare via ma un ricordo, prezioso,di valore unico, come l’attimo appena passato, che non ritornerà mai più indietro.Mi affascina dare dignità e valore alla qualsiasi superfice pitturabile, quanto più sporca o ignorata, come un Re Mida che trasforma in oro, quello che tocca,con un disegno o scritta.Anche la carta igienica mi ispirava ma qualcuno mi ha preceduto,stampandovi sopra le effigi di qualche politico.E se anche lo straccio rimane comunque tale,nell’altrui opinione, deriso insieme all’autore, che voleva trasformarlo,non è comunque più quello di prima, impregnato di una identità,la mia, che non lo rinnega. Tutti gli altri sprofondano nel buco nero dell’indifferenza totale. Per non parlare delle botole dell’impianto fognario,(Post n.2) anch’esse dipinte e diventate degne di attenzione, senza aggiungere il modesto w.c., impreziosito da una corona regale e una regina.(Post n. 46) Che potere avrei , se potessi dipingere anche l’umano,uomo, donna e trasformarli al meglio ? Ed io dipinto come fratello di sua Maestà, come sarei : intendo carattere, personalità, professione, stato coniugale, figli?I se insieme ai ma, sono senza controllo e senza fine.

  • 47-Dov’è la tortora?

    Dov’è la tortora?

    Dovessi un giorno decidermi a cambiare alloggio, quello di cui più sentirò la mancanza è l’ampio giardino a disposizione, con l’ulivo che da cespuglio regalo è diventato un albero mastodontico di 8 metri o con i lauro ceraso, piantati 30 anni fa o con il pino, malandato e quasi centenario adesso,già anziano quando siamo arrivati; con il vigneto,dismesso, che mi ha dato l’unico vino, di cui mi sono fidato ;con le tombe nascoste del cane, che ci ha fatto compagnia per 12 anni o della gatta coetanea e di altri poveri animali, più sfortunati e più giovani, raccattati dalla strada, con la scopa e la pala, perché investiti. IL rimedio- antidoto alla nostalgia certa sarà il ricordo delle fastidiose,incontrollabili, zanzare tigri, nella piena estate afosa ,che lasciano il segno con ponfi, antiestetici e doloranti.Il giardino è rifugio sicuro di gazze, storni, cinciallegre, passeri, merli, pettirossi, cornacchie che giungono ogni mattina, speranzosi di rubare qualcosa dalle ciotole piene, riservate ai gatti. Ho studiato la gerarchia. Prima fanno man bassa gli uccelli più grossi e poi è il turno di quelli più piccoli. Tra questi c’era una coppia di tortore col collare. I due,inseparabili , erano i più assidui e puntuali sin dalle prime ore del mattino. Impossibile distinguerli, come capita quando hai a che fare con due gemelli monozigoti identici. Erano,forse, un maschio e femmina e spesso stiracchiavano le ali, rilassati, per beccarsi con dolcezza ogni singola piuma, presumo per procedere alla pulizia, meglio se con il sole. Qualche volta si scambiavano il favore: uno puliva l’altro e viceversa in contemporanea. Una coppia perfetta, con voli sincronizzati, per allontanarsi, quando mi avvicinavo oppure con occhiate perplesse ,anche loro in perenne sintonia ,di entrambi all’umano che poteva essere un pericolo, comunque snobbato, perché predatore poco agile e troppo distante e lasciavano avvicinare il curioso a debita e controllata distanza. Ebbene, da un po’ di giorni, c’è una sola tortora. Da ottimista mi sarebbe piaciuto pensare che il maschio avesse deciso di lasciare la consorte, per un’altra più bella oppure il contrario. Da realista, invece, sono dell’idea che difficilmente l’altra tortora potrebbe aver trovato vitto,  alloggio  e compagnia migliore. Più facile che sia rimasta preda di qualche gatto o che sia capitata qualche altra disgrazia. E allora? Se in un microcosmo come un giardino una piccola esperienza mi resoconta una perdita, che se, anche, forse, si spera, non ha apportato dolore al compagno rimasto solo, e che invece a me ha portato dispiacere e nostalgia delle giornate soleggiate, in cui i due mi scrutavano guardinghi e solidali, come potrei sentirmi, inerme ed impotente, in altri scenari, molto più gravi? Reputo l’ignorare tanto altro dolore sconosciuto e non vissuto, magari a pochissima distanza, indispensabile, per vivere la tua vita con serenità. Se non commetti il peccato dell’indifferenza e non sei la causa del dolore altrui ti tocca di diritto una vita di sano egoismo grazie ad una ignoranza senza colpe.E concudo con la promessa, ispirata anche dalla giornata finalmente soleggiata, dopo tante nuvole e nebbia, che nel caso la tortora ricercata dovesse tornare a riformare la stessa coppia vi avvertirò:”Ehi là, bambini e bambine adulti , anche anziani, dalla sensibilità sofisticata, come il Piccolo Principe di Antoine de Saint -Exupery, la tortorella, che ci è mancata, è tornata.Qualche volta lo sperare in meglio, non ci delude.”

    Addì 19 Marzo, Festa di San Giuseppe annuncio urbi et orbi che di nuovo una coppia di tortore si è formata, ancora più famelica e spavalda al mio cospetto.La tortora single e solitaria non è più tale.E’ tornata la stessa di cui abbiamo denunciato la mancanza?Impossibile da stabilirsi.Morale:non proiettare all’esterno, quelo che hai dentro di te, il mondo sopravvive con ed anche benissimo senza di te.Carpe diem!!!

  • 46-Un invito a casa

    Sono artista di casa e non di strada ed impongo i tatuaggi solo alla mia dimora,che accetta volentieri, sapendo che una verniciata può facilmente eliminare il tutto.Poi mi ci sono affezionato con gli anni.

    Foto n.1 O

    Questo è l’ingresso, con il citofono.Il diavolo, con le corna, sono io, armato, di ben due pistole.In realtà posseggo solo una scacciacani, ma meglio lasciare nel dubbio.

    Foto n.2

    Una tigre vi accoglie all’ingresso di un appartamento sottostante.Una amica, collega di lavoro, mi fece un complimento indiretto,quando affermò che prima di tornare a casa mia, si doveva preparare mentalmente per non avere spaventi improvvisi.

    Foto n.3

    Questo è il jolly Welcome sotto l’arcata d’ingresso all’appartamento sottostante.

    Foto n.4

    IL capostipite di tutti i jolly seguenti

    Foto n.5

    Il jolly della pandemia

    Foto n.6

    Una bella Jolly portafortuna

    Foto n.7

    Una pifferaia

    Foto n. 8

    Un Jolly acrobata

    Foto n. 9

    Un Jolly chitarrista

    Foto n.10

    Una ragazza che alza il dito.Vorrà dire qualcosa?

    Foto n.11

    Un jolly in bilico per le troppe risate, ma non perde l’equilibrio, nonostante la posizione sghemba

    Foto n.12

    Appartato e nascosto,forrse consapevole che strimbella

    Foto n.13

    A sinistra, lungo il vialetto, che porta alle scale, già una immagine più amichevole.Da sempre ho aspirato ad essere il cane, che incurante della sofisticata signorina, fa i propri bisogni rilassato e libero da guinzaglio.Io sono uno degli altri cani.

    Foto n.14

    Una famigliola di gatti vi aspetta lungo le scale.Io stesso mi identifico con un gatto e forse per questo sono sopportato e supportato.Vado, torno e trovo la tavola imbandita, al meglio.Come il gatto di casa, che sparisce per giorni ,ma torna sempre alla ciotola piena.

    Foto n.15

    Prima di entrare in casa: un Avviso perenne.Un cartello che a me piace molto.Se siete arrivati fino a questo punto,siete senz’altro i benvenuti.Se ve lo regalo o porto a casa vostra è tutto il contrario:scappo a gambe levate per sfuggire alla vostra vista davvero sgradita.

    Foto n.16

    Siamo in cucina, con un murale copiato, da un bar di Treviso.Un invito sottointeso poco gradito ad un tè.Amo più caffè o alcolici.

    Foto n.17Ingresso Garage

    Da ragazzo ho imitato il vagabondo solitario, dormendo in vagoni ferroviari fermi o nelle stazioni, poi mi sono subito reso conto, che non ne valeva la pena e mi sono adattato, molto più volentieri e comodamente al van camperizzato.

    Foto n.18

    Un paggio accanto al letto

    Foto n.19

    Una regina accanto al trono,e non solo in senso metaforico, considerato che una percentuale altissima (90) di benessere fisico e morale, dipende dal sistema parasimpatico.

    Foto n.20

    Una Guardia reale con mascotte sull’attenti al mio cospetto.Penso e spero che siano un po’ più motivati,perché, d’abitudine, hanno la stessa deferenza per la raccolta di “umido” o “plastica” ai loro piedi.

  • 45-Torno subito! Baci.

    Torno Subito! Baci

    Nonostante la buona presentazione, l’avviso succitato, in bella mostra, all’entrata di casa mia è un Vaffa, da me custodito, per riservarlo a qualcuno davvero particolare;è ipocrita e falso ma solo per i pochissimi, per fortuna, che decide la mia sensibilità. Mi ricorda i baci ,che mimava a me, l’allievo da lontano, contento perché non ero più suo insegnante.Replicavo,un pò imbarazzato, che un sospetto già lo avevo e quell’atteggiamento ne era una conferma.Qualcuno rideva ed andava a riferire. E’un mio dipinto, per niente difficile, di cui reclamo il diritto di autore. Mi è riuscito di utilizzarlo pochissime volte e mi dispiace. Non che sia un ipocrita, non coraggioso abbastanza da dire in modo schietto quello che penso ma con alcuni individui questa frase di sole tre parole mi concede una goduria ineguagliabile. La prima volta mi è capitato, giovanissimo, a Pompei. Lavoravo come cameriere in un ristorante. Turni micidiali. Servizio pessimo. Ai proprietari tiranni importava poco sia dei clienti che del personale. Quello che interessava era solo il tornaconto economico. A fine servizio, a notte fonda mi ritrovavo i piedi , nella tinozza con bicarbonato ed acqua calda, doloranti e di colore bianco e non perchè puliti. Era il primo lavoro e lo accettavo rassegnato, in quanto pensavo da inesperto che era quella la prassi o realtà da accettare comunque, per pochissimi soldi, il primo misero stipendio. A 100 metri di distanza c’era un altro Hotel ristorante, più centrale. Dopo qualche mese mi decido a provare con loro. Tutt’altra musica. Avevano, tra l’altro, anche un complessino musicale, che rallegrava il lavoro. Mi decido da subito a trasferirmi . Ai proprietari dell’altro ristorante, che reclamavano con un  dispiacere, pieno di lusinghe,  la mia presenza,  risposi non con “Torno subito!Baci” ma con qualcosa di equivalente, con una perfidia ben nascosta, per vendicare almeno un po’ lo schiavismo subito. Altra occasione a Colonia in Germania.Lì avevo a che fare con un Hotel ed un  ambiente molto raffinato. Non sopporto i capi, che in quanto tali, impongono una deferenza assoluta, prima per loro e poi per i clienti, spesso inutile e pure stressante, che non ammette il minimo errore. Mi promettono vendetta, non ricordo per quale ragione. Mi metto in malattia e non torno più al lavoro. Nel frattempo avevo accettato un’altra proposta di lavoro a Monaco di Baviera. Invio loro una cartolina con i saluti dalla capitale bavarese con le tre parole. Purtroppo altri “Torno subito!Baci” li ho sprecati. Carabinieri, Polizia e Finanza mi hanno deluso e parecchio.Non mi hanno aiutato nella consegna dell’Avviso, a chi se lo meritava.Avrei voluto dirlo al giovanotto di bella presenza, che mi si è presentato, dopo aver richiesto un servizio di pronto intervento all’impianto elettrico, trovato per caso, tramite Google. Il succitato mi fa firmare l’accettazione di lavori, anche già effettuati ed a regola d’arte, spacciando il foglio come semplice dichiarazione di privacy. Mi impegnavo a pagare una bella somma per un lavoro, in pratica già finito, ma che neppure avevano cominciato. Continuo ad inseguirlo, insieme ad altri truffati, con il suddetto cartello, a distanza di anni, ma solo con una speranza parecchio anemica. Altri “torno subito” vorrei dedicarli a qualche parente acquisito, in Inglese in law, imposti, appunto ma solo per legge. Altri li vorrei prestare a chi si accorge all’ultimo momento della frode o al pauroso delle conseguenze. Altri me li terrei da parte, confidando di non averne bisogno grazie all’esperienza pregressa .Mi sa però che non potrò mai farne a meno.Niente paura per i lettori di questo blog.Certi estremi li raggiungo solo con il confronto diretto, se non epidermico.

  • 44-In giro

    4/02/2023

    Oggi bellissima giornata con un bellissimo sole a Trieste. In genere non amo gli issimo e le iperboli ed infatti, in contrapposizione, annoto da subito anche il “vaffa” a me, indirizzato e meritato, da una coppia in auto, allo sbadato in bici, che guarda in aria, illudendosi di essere da solo nella strada, in apparenza vuota e tutta per lui. Ok. Ho sbagliato ma non infierite.”No!Non mi stava meglio essere arrotato!” Parcheggio o meglio campeggio al solito posto, già sperimentato,con il mio van attrezzato, di cui non rivelo nessun connotato,se non che il mio abat jour notturno è il mastodontico Faro della Vittoria. Sarò pure strambo ma quando arrivo in un posto odio il mordi e fuggi, abituato a rimanere settimane o mesi, come da soggiorni estivi in Baviera Germania. E quando capita l’incombenza, come quella odierna di poche ore, ne approfitto per rimanerci qualche giorno. In una città, del tutto sconosciuta, il tempo vola.Non è il caso di Trieste. Già cercarsi un posteggio sicuro e comodo, visto che non accedo a campeggi, porta via tempo. Il campeggio è generalmente fuori mano. Per questo cerco di evitarlo, se da solo. Una fontanella per l’acqua la trovi facilmente. Poi è necessario anche un w.c Sono attrezzato anche per quello all’interno del mezzo, ma se ne ho uno disponibile, migliore, non lo rifiuto di certo. Alle stazioni ferroviarie ne trovi di ottimi, in questi ultimi tempi, tutti, a pagamento. La bici, sempre al seguito. Dopo che ho sperimentato vari furti mi sono rassegnato alla bici bruttarella ma con una catena magnifica. Vediamo se funziona! Quella che ho adesso parla da sola tramite i vari componenti:il blocca-furto è di Muggia, il fanalino luce posteriore di Treviso, il manubrio è Triestino, fatto cambiare dopo una brutta caduta, le ruote e le camere d’aria sono di Napoli, legate al ricordo della ricerca per chilometri, nel caos tipico partenopeo di qualcuno che riparasse la bici inutilizzabile, spinta a mano,al caffè gratuito ed all’intervento veloce e provvidenziale di un negozio attrezzato, tutto il resto è di Milano, dove fui costretto a comperare la bici attuale ,dopo l’ennesimo furto con un altro retroscena, che non rivelo per non annoiare. Arrivato nella città sconosciuta, parcheggio al primo posto disponibile. Poi in bici perlustro i dintorni alla ricerca della postazione ottimale, quanto più vicina al centro, ignorando, provvisoriamente, i monumenti tipici già conosciuti tramite libri-guide o sentito dire.Sembro l’affamato, che dapprima annusa solo gli odori delle varie pietanze e poi, una volta saziato da una sola,gusta tutte le altre un pò alla volta con molta calma. Vanno bene le stazioni ferroviarie di piccoli paesi o i cimiteri monumentali di città importanti. Tutto il resto non è noia. Anche  un semplice accendino per far funzionare il fornelletto per un caffè diventa di vitale importanza, se non hai alternativa. Ti tocca mangiare con le dita o con uno stuzzicadenti di fortuna, se è sparita la forchetta . Insomma, quello a cui non dai nessuna importanza perchè in abbondanza o superfluo a casa tua, acquista valore nello spazio ridotto delle 4 ruote. Preso dall’entusiasmo, spesso mi sono perso, come sulle colline con tornanti che sovrastano il Principato di Monaco. Assicuro che quando sudato, stanco ed anche bagnato fradicio ed infreddolito per l’acquazzone improvviso, il ritrovare il tuo mezzo, è un piacere senza uguali .Ti rendi conto che non ha niente a che fare con la disponibilità economica. Quell’auto da 4 soldi che ti aspetta ed offre protezione è una reggia da milioni. Considerazioni per qualcuno forse banali ma per me esistenziali.Ti ripari, ti riposi per altre numerose esperienze, appena ti sporgi fuori dal finestrino con orizzonti mai visti prima.P.S.Visita al Museo Pasquale Revoltella. Celibe, anche per nostra fortuna, perchè ha lasciato tutto alla città ed a noi.Andrò a vedere anche la residenza estiva, poco lontano.

  • 43-Una delle mie praterie

    Consultate  una cartina del Veneto. Individuate Caorle e Bibione. Tra le due  note località balneari c’è una spiaggia, chiamata Brussa, che è rimasta intatta sin dai primordi. Nel raggio di chilometri solo natura incontaminata, con una piccola pista per ultra leggeri , qualche ristorante e maneggi di cavalli. Per i selvaggi è il luogo ideale, per un ritorno alle origini senza discoteche, alberghi, stabilimenti balneari o altre amenità simili che portano business e tanta confusione. Qualcuno dimentica pure l’inutile costume da bagno. E’ il mio ritiro da eremita, del tutto particolare. Prego orazioni personali e mute, contemplando i tramonti, spio col binocolo il gabbiano o il fratino o cigni, gru, falco pescatore o il peschereccio, che torna al porto.I volatili sono più facili da osservare di daini,volpi, tassi, caprioli, che pure non mancano, ma più appartati, rispetto al mare. Tale mansione è possibile solo quando la spiaggia è libera dai bagnanti estivi. Nel pienone della bella stagione, mi sarebbe impossibile.Nessuno mi crederebbe, se tutto concentrato con il binocolo, affermassi che la mia attenzione è dedicata solo al gabbiano di turno. Mi  ricordo di Sandra, una ragazza Inglese, che seduta a prua della canoa biposto, provocava, sicura dell’incolumità,  di proposito,  il vogatore, di dietro, che non poteva fare altro che pagaiare, impotente a qualsiasi reazione, considerate le dimensioni e la grande instabilità del natante. A mio figlio ho regalato l’esperienza dei primi passi, sulla superfice sabbiosa soffice ed ottimale per qualsiasi caduta senza conseguenze. A me ho regalato molto di più, sin dalla prima volta: la faticata n. 1 in bici per arrivarci, più lunga per l’inesperienza del percorso, altre differenti,perché in compagnia e già più esperto, lo strano silenzio, che provoca acufeni, ad orecchie poco abituate, le notti trascorse in tenda, con lo sciabordio delle onde, all’addormentarsi ed al risveglio,il pasto frugale, più degno di ricordo quello al buio della sera, con patate e cipolle alla brace del piccolo falò, le notti stellate, che provocavano riflessioni folli,inedite e purtroppo dimenticate, la corsetta, al mattino o al tramonto, striminzita e pigra di chi ,con senso di colpa, preferisce comunque la poltrona, la passeggiata con la bici al seguito, che ti tocca accompagnare, perché inutile, in quanto affonda nella sabbia, la gara con il cane, che ti supera sempre in velocità, se lo sfidi a correre, il primo varo del kayak e l’impossibilità a risalirci, anche in 50 cm.di acqua, il primo volo dell’aquilone, proprio una grossa aquila dalla Germania, i tentativi buffi ,disperati e senza risultato col surf, con l’attenzione inopportuna di qualche curioso,la veglia attenta e paziente h24 alle uova dell’uccello Fratino,che si confondevano con la sabbia e tantissime altre sensazioni uniche, perché legate, solo, a quel posto. L’acqua del mare non è delle migliori. E’ torbida a causa della sabbia e tocca attraversarla, accontentandosi solo della visione dell’orizzonte libero e non è da poco per chi è abituato a giocare con i pesci della riserva marina a Trieste. E’ il posto in cui mi sento un Cicerone dalla facile eloquenza ed esperienza, che dimentica del tutto il cellulare,che in più, forse, offeso, non ti offre campo. A destra si nota Caorle con il campanile inconfondibile, che era  un faro ed una vedetta per allertare di eventuali imbarcazioni nemiche in tempi remoti, a sinistra Bibione, un resort turistico di recente costruzione. Con una barca o anche con un paio di pinne  vai da una parte o dall’altra, se vuoi ricontattare la vita cui siamo abituati. Ripassi un pò di geografia con a sinistra gli USA con la storia recente e i grattacieli, che hanno poco da raccontare, a destra l’Europa col borgo di pescatori con il suo monumemto più antico che risale al 1100.Nel mezzo c’è questo limbo.Il mio è un resoconto non certo esaustivo. Allo scopo ci sono tante recensioni ben fatte, corredate da foto e particolari. Questi sono solo una piccola parte di sensazioni e ricordi unici, con firma leggibile ed anche impronta digitale

  • 42-E fatti nà risata!

    Mi piace molto scherzare. Ed appena mi capita a tiro il tipo strambo, me lo sento subito alleato e lo ammiro, se bravo, non cretino. Sono grato a quanti attori e non , sono capaci di suscitare una ilarità sincera e non di circostanza. A Parigi c’erano mimo comici di strada, che con una semplice radio ed un fazzoletto provocavano capannelli di spettatori ed io mi mettevo sempre in prima fila. A me è capitato in qualche occasione di dare, senza volerlo, spettacolo. L’ultima volta ad un bar del centro. Entro per pagare i caffè e cornetti, già consumati ai tavolini all’esterno, ed all’uscita, sbatto di brutto contro la vetrata, tirata talmente a lucido, da sembrare invisibile. Qualcuno ride. Sono belle ragazze e replico, nascondendo bene l’imbarazzo :”Sono cose che capitano, quando si è troppo puliti!.” Altra risata, però questa volta provocata per l’occasione. Altro ricordo, altra città. Confido alla mia ex che nel fare la doccia nella camerata alloggio, offerto al gruppo di 30 aspiranti camerieri, ho usufruito di uno sciampo, trovato per l’occasione, disponibile in una bella boccetta, sul davanzale della finestra. Mi sono accorto che era urina, dopo un  po’, in quanto non faceva schiuma. Uno scherzo molto facile, ma senza nessun spettatore, che senz’altro avrebbe apprezzato la mia performance comica d’istinto,non certo di gradimento.Sembrava che mi difendessi con tutte le forze da un nemico, che non si vedeva.La mia amica già rideva di suo, perché prima le avevo detto che in doccia andavo con un fiocco azzurro, attaccato alla parte intima, in quanto parecchi del gruppo, avevano altre tendenze. A questi la maggioranza aveva imposto un fiocco rosa, per distinguerci. Nella bella Salisburgo, in Austria, parcheggio, impiegandoci un pò di tempo, accanto all’unico albero disponibile, in un’area immensa e vuota. Mi ritrovo una claque di Austriaci, che a manovra finita mi applaude. Nessuno di loro si era reso conto che avevo un finestrino rotto e tutto quell’ambaradan era finalizzato ad impedire, che qualcuno entrasse nell’auto, mentre io non potevo esentarmi dal fare un giro nella città di Mozart, a prescindere dal danno subito per un furto. .A Venezia,nella celeberrima Piazza San Marco, un martedi grasso mi sono ritrovato di nuovo una claque di turisti, che ha applaudito me ,travestito da pupo con biberon e una mia amica truccata da amorevole sorella maggiore, che spingeva la carrozzina del bebè, che altro non era che un carrello per la spesa di un supermercato. Reclamavo baci a destra e a manca, in quanto infante bisognoso di affetto ed in cerca di una baby sitter, come indicava a caratteri cubitali il cartello, affisso al carroccio. Un successo enorme. Buffo che il ricordo prevalente è quello del bacio sulla guancia di un fidanzato geloso, che si è sostituito alla sua bella, cui era stata fatta richiesta diretta del segno di affetto. Ricordo anche che non volendo dare nell’occhio, per travestirci, avevo scelto un angolo,dove avevo lasciato il carrello, ben legato nei giorni precedenti, tra i chiostri di souvenirs di fronte all’Imbarcadero San Marco, con le famose ultime parole:”Qui nessuno ci vede.” Di spalle eravamo noi a non vedere gli altri e fummo davvero sorpresi, quando ci girammo, vestiti, pronti per il Carnevale.Di nuovo un pubblico inatteso,che applaudiva.Non potevamo cominciare meglio.

  • 41-Incubo

    Ero in servizio, come insegnante di sostegno, con un unico ragazzino, un preadolescente di 11 anni. Mi sentivo degradato al ruolo di baby sitter e volevo rinunciare, ma come collega con le stesse mansioni c’era un altro giovanotto, diventato poi Sindaco di una cittadine del Veneto. Già allora la semplice constatazione che anche lui resisteva, mi fece desistere. Ebbene, passavo molte ore con questo ragazzino, molto difficile da gestire, in quanto iperattivo. Se stavamo in classe e l’insegnante di matematica accennava al “massimo comune denominatore” lui, di nome Massimo, si alzava in piedi, in quanto chiamato in causa e facendo ridere tutta la classe si sentiva protagonista, molto attento a ripetere lo stesso copione, alla minima occasione. Aveva un vocabolario limitatissimo.Contammo le parole:30. Ogni essere vivente, anche una semplice formica, era un “pesce” per lui. E quasi come premonizione,non riuscendo a pronunciare professore ,chiamava assessore, l’altro collega che lo seguiva. Io ero semplicemente Michele. Se c’era qualche assemblea con la Preside, insieme a tutti gli allievi, lui apostrofava la Dirigente con “Puttana” ad alta voce. Risate assicurate, come l’imbarazzo mio e della Dirigente, tra l’altro sorella di un Ministro attuale, di cui non faccio il nome. Aveva anche l’abitudine di scappare, per farsi rincorrere e di farmi il segno dell’ombrello, quando non riuscivo a fermarlo. Mi provocava per farsi prendere. Ergo. Facevo finta di un disinteresse totale. Ma neppure questo andava bene, perché la Dirigente mi richiamava a svolgere le mie mansioni e per giunta con un unico ragazzino, come mi faceva puntualmente notare.Per cui qualche volta avrei voluto imitare il mio allievo e dire, senza censura alcuna, anche io tutto quello che desideravo al capo donna. Il dato di fatto era però che lui poteva, io no. Non ero in possesso della stessa certificazione o licenza. Dopo i primi mesi di sopportazione, passai al rimedio. La scuola aveva una piccola palestra, spesso occupata fino alla massima agibilità . Chiesi alla Dirigente, se potevamo andare in un’altra struttura. Avuto il permesso, io e il mio assistito facevamo passeggiate di chilometri, anche opportunamente allungate, per andare e tornare, con supplementi di palla a canestro, quando nell’altra palestra. Così riuscii ad ammansire l’energumeno, tra l’altro molto esuberante, anche per l’ottima salute. Mi seguiva docile ed ubbidiente in classe e svolgeva il lavoro didattico assegnato.La stanchezza fisica conciliava l’impegno della mente. La lunga premessa per arrivare all’incubo. Mi telefona mio padre per avvertirmi che c’erano indagini a mio riguardo da parte dei Vigili della mia città di provenienza. Un amico Vigile glielo aveva confidato.A tale informazione, comincio con un lavorio mentale, teso a darmi una spiegazione, che mi porta ad associare Massimo e il mio stare sempre insieme e l’inevitabile reciproca confidenza, con un probabile sospetto di “pedofilia”. Ricordo l’incubo  come una voragine dai colori chiari e luminosi, in cui sprofondavo e lo stato di annebbiamento mentale, con cui mi svegliai e che mi accompagnò, per tutta la giornata, fino a quando non ebbi l’occasione di parlare con la Preside e chiedere spiegazioni. La poveretta cascò dalle nuvole. Non capiva di cosa stessi parlando. Poi arrivati al dunque rassicurò che le indagini, che avevano suscitato tutta quell’apprensione paterna e mia, erano una routine burocratica per tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione. Quel Vigile non poteva farsi gli affari propri invece di allertare mio padre, manco fossi un ricercato? E generare fraintendimenti a catena fino all’incubo di un innocente! E mi è andata bene, se penso a quanti altri fraintendimenti portano a guai peggiori.Ed arrivo al dunque di questo post, ispirato dall’ultimo sogno con sceneggiatura sempre uguale, ma non come quella, di cui ho parlato prima.Mi sono svegliato in anticipo , grazie al solito guizzo che mi salva da situazioni che non riesco a risolvere, nonostante tutta la buona volontà.Sembrava ancora più vero della realtà, che mi circonda mentre scrivo.Abbiamo in testa due rotaie parallele,come un binario del treno,ma queste spesso si mescolano.La bella ragazza maggiorata, che si vede e si sente grassa ed a disagio ed invece a parere di altri sexy ed attraente.L’anoressica, che in quanto tale,perchè magra, si sente una Miss Italy, e non lo è, e da qui tutta una serie di false interpretazioni, naturalmente anche al maschile e non solo per semplici doti estetiche.Il sogno viene ad avvertirci, che spesso sogniamo mentre viviamo e viceversa, lontani dalla realtà, fino a che qualcuno o qualcosa ci sveglia.

  • 40-Scemo, a chi?

    La sopravvivenza in una classe di scalmanati. Linguaggio scurrile ma è quello vero e non posso farci niente! se è questa la realta’,forse sconosciuta.

    Ma davvero l’offesa di deficiente, idiota, stupido ed altri simili epiteti è offensiva? Di certo non si ringrazia. Ma riflettiamo un poco! Chi infame avrebbe il coraggio di prendere di mira qualcuno dichiarato “diversamente abile” da referti medici e quindi incapace di intendere e di volere?Io non l’ho mai conosciuto. Di fronte a questi paradossi l’allievo era silente e chiedeva se doveva allora essere addirittura contento, perché per lo meno era considerato, con una intelligenza nella norma, da chi lo offendeva.E la risposta era Si. Forse aveva fatto una cazzata, ma quelle le fanno tutti.Forse non sfruttava al meglio le doti naturali intellettive di cui madre natura , lo aveva rifornito ed in tal caso doveva avere gratitudine, anche per chi glielo faceva capire in malo modo.Forse era una offesa tanto per e quindi rimanere imperturbato, come solo quelli in gamba sanno fare. Gli appellativi  reciproci di frocio o gay erano all’ordine del giorno.Più di qualcuno se lo ritrovava sul quaderno o sul banco. Consigliavo di chiedere di conoscere rispettive madri ,sorelle,zie o cugine dell’autore della scritta ,disponibili ad un appuntamento, per proporre qualche test di sesso e lasciare non solo a loro il responso ma allo stesso offeso, che poteva benissimo replicare : Guarda che è meglio essere Frocio, come mi hai definito che anche solo frequentare quelle cozze senza speranza del tuo parentado . I Vaffanculo erano altri classici. Certo che ci vado e molto volentieri ma solo  con quello di tua madre e tua sorella, a prescindere,da che faccia hanno, tanto i deretani femminili sono tutti uguali e possiamo soprassedere ( sopra al sedere) su tutto il resto, incluso il tuo vaffa, invito molto gradito.

  • 39-Ignorante, a chi?

    Ignorante, a chi?

    L’essere definito ignorante, non è di per sé, una offesa, dal momento che puoi sempre riempire in pieno gli spazi culturali, che qualcuno ti fa notare, preferibilmente, con garbo. Ed infatti io da quel punto di vista non sono per niente permaloso. Tutt’altro se ti accusano di possedere un quoziente intellettivo inferiore a tutti gli altri. Adriano Celentano si definiva il re degli ignoranti. Io vorrei invece definirmi anche Imperatore, se mi raffronto con lo scibile disponibile ai giorni nostri e che di certo non posso accumulare per intero nella testa. Un allievo mi criticò, in malo modo, perché secondo lui, lo avevo definito tale. Chi sa, cosa aveva frainteso? Eppure era in gamba. Non mi diede l’opportunità di riferirgli che avevo sempre desiderato fare l’arbitro di calcio, come lui. E quindi in quell’ambito ero io l’ignorante tra virgolette. Mi fanno antipatia a pelle, quanti, pur essendo dei fenomeni nei loro campi, non sono modesti e non si definiscono anche loro ignoranti. A tale proposito la persona che più mi ha insegnato a ragionare con queste convinzioni è stato un mio potenziale suocero. Era uno, che forse non era andato oltre la licenza elementare e lo si notava subito, da come apriva bocca. Eppure non mi è capitata altra occasione di incontrare qualcuno più sereno ed intelligente di lui. Ha modellato naturalmente a sua somiglianza la figlia, mia ex, e tutta la famiglia. Di riflesso ha condizionato anche me per tutta la vita. Ergo! se qualcuno mi dice Ignorante dico grazie! Se è offensivo, so già a cosa si riferisce. Se non lo è, chiedo ulteriori spiegazioni. Per concludere, anche se non c’entra niente, ma riguarda la salute fisica e non quella mentale di prima. Il “vai a cagare!” è un’altra espressione volgare ma di ottimo augurio per la salute. Offese ed Auguri sono spesso sinonimi.Premettevo sempre che se mi volevano ferire dovevano eliminare queste due, perchè avrei risposto grazie.